Ha solo sei mesi. Mi cerca confuso, le manine chiuse a pugno sugli occhi: ha sonno.
Anche oggi ha fatto la solita indigestione: suoni, colori e mille sensazioni nuove che accumula
ed elabora da tempo. Molto prima di vedere la luce. Tutto deve quadrare.
Ora è stanco: stress da superlavoro.
Deve recuperare le sue energie nell’abituale alternarsi di sonno e veglia.
Cerca le mie braccia. Lo stringo compiaciuta. Lotta contro il sonno. Prova ancora a contrastarlo
con un ultimo tentativo di resistenza.
Gli sussurro una vecchia nenia e la sua voce in qualche modo mi accompagna con versetti poco articolati,
dal tono annoiato, quasi un brontolio.
Si è arreso: dorme.
Spio il suo sonno e godo la sua espressione soddisfatta e rappacificata con se stesso e con la vita.
Non saprei dire se è più bello quando mi indaga con i suoi occhi spalancati, scuri e profondi, oppure così,
indifeso fra le mie braccia.
Si somigliano gli uomini della mia vita: anche tu, sazio dei nostri giochi adulti, il capo abbandonato su
di me, ti affidi al mio abbraccio e cedi al sonno.
Indifeso.
Resto sveglia a spiare il tuo riposo.
[28/09/2003]
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