Fulmine a ciel sereno
La radura nel bosco si animò di buon mattino di operatori, truccatori, sarte, segretarie di
produzione e, per ultimo, arrivò il regista. Parevano tutti molto occupati a misurare l’aria o
forse la luce? A piazzare attrezzature varie...
Re Cinghiale, disturbato dall’insolita invasione di campo, s’appostò per controllare: la situazione
era assolutamente nuova per lui e, indeciso sul da farsi, rimase nascosto.
Lei uscì da non so dove, nuda come mamma la fece. Si portò in mezzo alla scena e s’atteggiò con
sicurezza in pose ardite, come da copione.
Dal suo nascondiglio il selvatico osservatore ne poteva percepire il forte odore e presto ne fu preso. La natura ha le sue esigenze da non sottovalutare e Re Cinghiale, seguendo la sua indole, s’apprestò ad appropriarsi di ciò che stava sul suo territorio.
Entrò in scena senz’altro indugio. Fu questione di attimi.
L’attricetta non se ne stupì più di tanto, convinta che si fossero dimenticati d’informarla di
quella variazione di programma, mentre il regista, cogliendo al volo l’opportunità, intimò con cenni
d’intesa, di proseguire le riprese.
- Ma è una furia scatenata! – esclamò lei ad un tratto, nel suo continuo divincolarsi per
assecondare l’intraprendente animale, davanti all’obiettivo, o battere in ritirata, a secondo della
necessità.
- Stop! Materiale sufficiente e luce ormai in calo. – Urlò qualcuno e quattro energumeni si
precipitarono sul fiero cinghiale, per allontanarlo dall’oggetto delle sue voglie e, visto che non
voleva intendere ragioni, lo lasciarono a terra, tramortito da una bastonata.
Fatalità volle che, durante le riprese, lo sguardo dei due protagonisti si fosse incrociato, anche
se per un solo istante.
C’è chi giura che da quel giorno negli occhi di lei rimase un’insolita malinconia e Re Cinghiale
ancora si sta chiedendo cosa sia quel malessere che da allora gli attanaglia lo stomaco.
[20/02/2005]
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